venerdì 21 settembre 2012

Cos'è la Terapia Sistemico - Relazionale



Le origini della Terapia Sistemico Relazionale
Il movimento della psicoterapia sistemica affonda le sue radici nella cultura americana degli anni cinquanta, caratterizzata dal prevalere di una tendenza volta al superamento della settorializzazione degli studi e di recupero di un approccio olistico ai problemi.
Lo sviluppo di nuove discipline, come l'antropologia e la sociologia, da' un contributo significativo alla conoscenza dei contesti in cui l'individuo vive, in particolare allo studio delle influenze che le relazioni e l'organizzazione familiare sembrano giocare sullo sviluppo della personalita'.
Con i concetti di sistema, organizzazione, causalita' circolare ed equifinalita' viene sottolineata la necessita' di considerare ogni fenomeno nella prospettiva dell'intero e l'impossibilita' di considerarlo come somma delle parti scomponibili, analizzabili in termini di causa-effetto.
Sicuramente un grande contributo alla elaborazione del modello e' stata data anche dai cibernetici, che hanno aperto la strada alle considerazioni che conducono poi gli autori appartenenti alla cosiddetta Scuola di Palo Alto (fra cui Beavin, D. D. Jackson, P. Watzslawick, C. Szluski) e a Gregory Bateson di mettere a fuoco il modello che poi si e' evoluto nella direzione della terapia sistemica che oggi conosciamo.

Terapia della Famiglia: i concetti fondamentali
A differenza degli altri approcci che si basano sull'individualita' del soggetto, nella terapia della famiglia l'individuo (il paziente) viene considerato una parte del tutto (il sistema).
Il "sistema" e' l'insieme delle relazioni che circondano ed influiscono nella vita della persona (quindi la famiglia, ma anche il contesto sociale).
Secondo questo approccio, l'individuo e' in grado di influire sul contesto, come il contesto influisce sull'individuo:
Quindi la "persona malata" e' in qualche modo espressione/influenza/frutto di un contesto (es. famiglia), come il contesto e' espressione/influenza/frutto della persona (la dinamica circolare di tipo cibernetico).
Dalla teoria generale dei sistemi e' stata ricavata una forma di terapia che parte dall'idea che, detto in maniera semplice:
  • una malattia psicologica presenta una serie di schemi relazionali che si ripetono con costanza (e quindi sono stabili)
  • per operare un cambiamento si devono interrompere/modificare questi schemi
  • quando si rompono/modificano questi schemi si apre una fase caratterizzata da un periodo di riorganizzazione del sistema individuo/famiglia/societa'.
In questa fase si inserisce l'operazione terapeutica dove il terapeuta, con i suoi strumenti (comunicazione, teoria di riferimento, ecc.) accompagna/guida il processo di cambiamento.
La Terapia della Famiglia ha costruito quindi la sua metodologia clinica intorno all'idea che il disagio psichico puo' essere colto attraverso l'osservazione delle relazioni umane: quindi, non sul singolo, ma osservando due o piu' persone.
Si tratta di relazioni specifiche, peculiari e necessarie per lo sviluppo di ogni individuo: quelle, ad esempio, che vengono a costituirsi all'interno del nucleo familiare.
Il paziente, allora, non e' colui che subisce ed esibisce un sintomo, ma, paradossalmente, e' esso stesso un sintomo: quello di una famiglia disfunzionale.
Da questo interessante approccio epistemologico, nel corso degli anni, si sono evolute molte modalita' d'intervento applicabili ai piu' svariati contesti: familiare, aziendale, sociale, etc.

sabato 15 settembre 2012

Psicologia dello Sport - Approfondimento


Il Ruolo dell'Allenatore come Motivatore 

Fonte: www.forzapescara.tv
Negli sport, come nella vita, la capacità di spingere l’altro verso una migliore prestazione fisica o mentale è diventata, negli ultimi anni, una vera e propria metodologia per gestire efficacemente il raggiungimento di obiettivi. L’attenzione degli psicologi che si occupano di sport, nel caso specifico di calcio, è andata concentrandosi sul concetto di motivazione per poi studiarne i meccanismi e le caratteristiche peculiari al fine di migliorare le prestazioni in campo. Vari autori hanno espresso alcune ipotesi sul concetto di motivazione, ma tutte concordano con il principio secondo cui l’atteggiamento ed il comportamento, mirati ad uno scopo, dipendono da una spinta interna, emotiva, cognitiva ed anche fisiologica che determina la qualità della prestazione, soprattutto in competizioni come quelle calcistiche.
La figura del motivatore o Mental Coach, nasce negli Stati Uniti una cinquantina di anni fa, e viene oggi più che mai impiegata in vari sport individuali,come anche di gruppo. In campo calcistico, è generalmente ritenuta valida l’equazione per cui un Mister è un grande allenatore solo se sa essere anche un grande motivatore. Un buon allenatore quindi non pensa solo a vincere oggi, ma getta le basi con i suoi ragazzi per la vittoria di domani. Crea il fattore di crescita per la squadra a prescindere dal suo livello di preparazione tecnico-tattica, ma si muove attraverso la valorizzazione del singolo giocatore nelle sue competenze e nel processo di condivisione e fusione con quelle dei suoi colleghi/compagni. È un facilitatore del cambiamento, una persona che stimola e indirizza le energie del singolo giocatore e lo aiuta a prendere consapevolezza delle sue potenzialità. Guida la squadra verso una meta, insegnando ai singoli membri come mettere a disposizione del gruppo il proprio patrimonio individuale.
Un delineato processo motivazionale risulta necessario soprattutto a seguito di insuccessi ripetuti nel tempo. Molti giocatori concentrano tempo ed energie sulle sconfitte, su ciò che avrebbero potuto fare e non hanno fatto, su ciò che avrebbero potuto ottenere e non hanno ottenuto.
Questa visione dell’errore comporta in sé altri errori:
-       il giocatore, in maniera inconsapevole, continuando a pensare e a rivivere dentro di sé gli insuccessi del passato, non solo accumula ulteriore negatività e insicurezza, ma condiziona le sue capacità all’insuccesso anche nel futuro;

-       l’altro aspetto ulteriormente sfavorevole, è che l’atleta, ripercorrendo nel tempo gli insuccessi del passato, potrebbe commettere l’errore di attribuire il fallimento a sé stesso, alla propria persona, alla propria identità e non a quei comportamenti che sicuramente sono stati la reale causa di quegli insuccessi e che si sono incrociati con le scelte e le azioni degli altri appartenenti alla squadra.
Quasi sempre un allenatore di calcio è stato prima un giocatore, questo agevola la comprensione di tutte le dinamiche che si verificano in campo e dentro o fuori lo spogliatoio e permette di entrare facilmente in sintonia con il gruppo. Al Mental Coach, quindi, non deve solo interessare analizzare le cause dei mancati successi, ma affiancare l’individuo affinché si alleni e si abitui a creare i propri sentieri mentali e motivazionali che lo conducano alla peak performance (massimo della prestazione); in sostanza, fare in modo che egli utilizzi la propria mente non come un freno ma come un acceleratore di risultati.
dott.ssa Ivana Siena

Fonte: http://www.forzapescara.tv/pescara-calcio/3513-il-ruolo-dell-allenatore-come-motivatore-approfondimento.html

giovedì 13 settembre 2012

SU DI ME


Sono la dott.ssa Ivana Siena,  Psicologa - Psicoterapeuta ad orientamento Sistemico Relazionale. La mia  attività si basa sul presupposto secondo cui le relazioni interpersonali hanno una grande influenza sullo stato di benessere o malessere sperimentato da un individuo in un particolare momento di vita.Offro interventi rivolti all'individuo  alla coppia o alla famiglia, trattando il disagio psicologico espresso attraverso la comprensione delle sue origini, quindi considerandolo direttamente legato alle storie personali e familiari.In quest’ottica il processo terapeutico diventa un contesto di incontro e di costruzione di una esperienza comune tra cliente e terapeuta il cui fine è la realizzazione di un campo emotivo in cui si possano esprimere liberamente i propri vissuti.Ho lavorato alla realizzazione di progetti di Orientamento Scolastico nelle Scuole secondarie di I Grado della provincia di Chieti e Pescara ed ho collaborato in un progetto di riabilitazione in strutture residenziali con minori affetti da disordini psichiatrici di vario tipo;Sono coordinatrice del Centro Psy Psicologia Applicata di Pescara e mi occupo dell’organizzazione delle attività che promuove l’Associazione Obiettivo Famiglia Onlus di Pescara, attraverso cui faccio formazione,  in ambito scolastico, a genitori, alunni e insegnanti su tematiche riguardanti la Psicologia.Mi occupo di Consulenza (CTP-CTU) e Valutazione Psicodiagnostica in ambito Medico/clinico e Legale/peritale, per la valutazione del danno biologico di natura psichica, abusi, danno da mobbing, imputabilità e pericolosità sociale, adozione, affidamento etc.Iscritta all’Albo delle Consulenze Tecniche di Ufficio del Tribunale di Pescara con il n. 2564;Iscritta all'Albo degli Psicologi-Psicoterapeuti della regione Abruzzo al n. 947;