mercoledì 30 gennaio 2013

LA SINDROME DI REBECCA


Gelosia retroattiva


L’amore è quel sentimento che spinge uomini e donne a speciali reazioni fisiche ed emotive spesso non programmate o che oltrepassano la soglia della razionalità. È caratterizzato da una vasta gamma di sfaccettature tra le quali affiora la gelosia. Quando si ama qualcuno, molto spesso si ha il timore di perderlo e, messa in questi termini, la gelosia rientra in un livello di normalità fisiologica caratterizzata da comportamenti di allerta nei confronti degli atteggiamenti, apparentemente o realmente, anomali del partner. Così una semplice ed inaspettata telefonata, un’uscita fuori programma o un casuale ritardo nel rientrare a casa genera quel pizzico di curiosità, a volte anche invadente, da parte del partner geloso il quale da il via alla ricerca anche dei più piccoli ed insignificanti indizi su cui fondare ipotesi che saranno destinate a stimolare la sua angoscia e la sua inquietudine.
Nel momento in cui tale sentimento è però dettato dalla paura che qualcun altro possa privarci dell’oggetto del nostro amore, la gelosia può correre il rischio di trasformarsi in una sorta di malattia diventando quindi patologica. Un aspetto che può incrementare il livello di gelosia è, ad esempio, l’intensità del rapporto che il partner ha vissuto con l’ ex soprattutto nei casi di condivisione di momenti importanti come un figlio, una convivenza o se il ricordo della precedente storia è ricco di stima ed affetto reciproco.
Una chiara espressione di gelosia patologica, riferibile a questo tipo di esempi, è la cosiddetta sindrome di “Rebecca” che prende il suo nome da un film di  Alfred Hitchcock, ispirato dal celebre romanzo di Daphne du Maurier “ Rebecca la prima moglie”. Libro e film raccontano la storia di una donna che sposa un vedovo e va a vivere nella casa in cui il ricco uomo aveva vissuto con la prima moglie. La donna si rende conto che il marito,  ossessionato dal ricordo della defunta Rebecca di cui è ancora innamorato e che considera perfetta, allude a  continui confronti  tra lei e la ex compagna.
Tale sindrome indica oggi la gelosia che si prova per il passato sentimentale dell’altro, una particolare forma retroattiva nei confronti della persona amata, alle volte immotivata e ingiustificata che può diventare una vera e propria ossessione.                                                                                    
Le persone affette da tale sindrome sono accecate dalla gelosia non rendendosi conto che spesso il “pericolo ex” in realtà non esiste, che la minaccia dipende effettivamente da loro poiché includono questa presenza all’interno del rapporto di coppia. Questo genere di gelosia dipende da svariati fattori quali ad esempio: la scarsa autostima, che porta alla continua svalutazione delle proprie capacità e caratteristiche positive in favore di una idealizzazione dell’ex compagno\a   del proprio partner, l’ansia, che rende difficile controllare o gestire gli attacchi di gelosia; ed infine la presenza di pregresse storie d’amore problematiche o complesse che hanno lasciato delle ferite aperte e hanno reso vulnerabili alla paura del riproporsi dell’ insuccesso amoroso. La “gelosia dell’ex” nei casi più gravi può diventare un disturbo psichiatrico, con episodi di gelosia patologica e comportamenti paranoici e deliranti. Ciò è dovuto ad un disturbo di tipo ossessivo-compulsivo, che aggredisce la mente della persona gelosa di giorno come durante il riposo notturno, fino a farle avere delle difficoltà nel distinguere nettamente tra passato e presente. La Sindrome di Rebecca agisce infatti, anche quando i riferimenti pericolosi vengono ridotti al minimo o sono semplicemente casuali: il pensiero ossessivo trascura i dati di realtà e si fonda su una carente lettura della mente dell’altro, al quale viene attribuita l’intenzione di ricordare il partner precedente in virtù di un legame affettivo che non si è mai sciolto.
Quando si verificano queste interazioni l’emozione prevalente è una rabbia profonda che gradualmente pregiudica la qualità della relazione, il dialogo fra i partner, la costruzione di un rapporto che sia in grado di collocarsi nel tempo presente integrando le diverse fasi di vita degli individui coinvolti.                                                                                                                  A volte però i sensori di colui o colei che sospetta non si attivano per pura paranoia o insicurezza ma le ansie sono giustificate da particolari comportamenti messi in atto dal partner come quello di non parlare mai del/della ex innescando nell’altro una curiosità eccessiva e ossessiva che ha lo scopo di riempire i vuoti del passato, oppure quando ne parla molto male ma in realtà pensa esattamente il contrario, o ancora quando i due sono grandi amici poiché non si riesce a chiudere un rapporto o per paura o perché ci si sente gratificati. Il quadro peggiora se il partner, non comprendendo o sottovalutando la gravità del fenomeno, parla liberamente delle esperienze vissute in passato senza curarsi di ciò che potrebbe scatenare: il rimuginare dell’altro, il quale non tollera che vengano menzionati luoghi ed eventi che appartengono ai legami già vissuti e in generale viene travolto da un pensiero ricorrente in merito alla figura di chi l’ha preceduto, alle sue doti più brillanti, agli elementi che potrebbero aver reso speciale e ineguagliabile quel rapporto.             
Intervento terapeutico: la gelosia retroattiva si può vincere ma il lavoro deve essere suddiviso tra i due partner. Lui o lei dovrebbero imporsi di NON pensare continuamente alla vecchia storia, tantomeno di paragonarla alla nuova. Il partner interessato necessita di modificare l’atteggiamento, cercare di essere più sensibile, dovrebbe essere aiutato mettendo in evidenza il suo comportamento e il fastidio che provoca. Allo stesso tempo il nuovo arrivato non deve sentirsi in competizione con il passato, che spesso è morto e sepolto.
Una vecchia storia non deve essere sepolta e dimenticata. In fin dei conti fa parte di noi e quando si costruisce un nuovo rapporto è importante parlare del passato per conoscersi meglio e per imparare dagli errori commessi. Non bisogna però prenderla come parametro di riferimento e giudicare ogni nuova esperienza con quella passata.                                                        
Il problema va affrontato e non sottovalutato: è consigliata una psicoterapia individuale per abbattere insicurezze e aumentare l'autostima, ma l’ideale è una psicoterapia di coppia per lavorare sulla fiducia, sul legame che si sta formando e sul patto (implicito ed esplicito) che li ha uniti inizialmente, con l’obiettivo di uscirne più forti di prima.
  Dott.ssa Ivana Siena

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