lunedì 24 marzo 2014

NARCISO, A CHI?

MANIPOLATORE “PERFETTO”
NEL TEATRO DEI BURATTINI

"Mai più!" Diceva imperiosa la sua volontà. "Domani ancora!" Supplicava il cuore singhiozzante.
 Hermann Hesse


Doctor Jekyll e Mister Hyde, dolce al cospetto degli altri, ma vendicativo e subdolo alla spalle. 
Avete capito di chi stiamo parlando? 
Nessun soggetto in particolare, ma solo persone: narcisisti o meglio ancora manipolatori affettivi. Non i narcisisti in generale, coloro che hanno dei tratti inerenti a questa personalità, ma quelli cinico, maligni e patologici. 
Tendenzialmente sono bugiardi, ipocriti e manipolatori affettivi. Hanno un’alta considerazione di loro stessi, esagerano le proprie capacità, appaiono spesso presuntuosi, credono di essere speciali, superiori, di dover essere soddisfatti in ogni loro bisogno e pretendono di avere diritto ad un trattamento particolare. Il tutto risulta condito dal comportamento malizioso che porta tale soggetto ad avere anche tratti borderline, antisociali e paranoici.
L’altro è solo lo specchio in cui si riflettono.
Si tratta di persone altamente danneggiate, che a loro volta hanno subito traumi, maltrattamenti, abusi comportamentali ed emotivi verificatisi in tempi molto precoci e per questo perpetuano il trauma traumatizzando a loro volta.
La vita per loro è paragonabile ad un grande teatro nel quale loro sono i protagonisti burattinai e gli altri non sono che vittime delle loro manovre; proprio come il famoso personaggio della favola di Pinocchio, in burbero Mangiafuoco che da bravo burattinaio muove i fili dei suoi personaggi.
La manipolazione costituisce il fulcro di ogni relazione narcisistica e la perseverazione nella stessa la connota di perversione, ed è l’unica modalità per entrare in contatto con l’altro.
Gli strumenti di manipolazione più diffusi sono:
1) il ricatto affettivo e le minacce
2) la colpevolizzazione
3) le bugie e le lusinghe
4) la denigrazione
5) l’ invadenza
6) le spalle al muro: è la tecnica che chiude il dialogo mettendo in evidenza le contraddizioni dei ragionamenti, manipolandoli in modo tale così da far passare l’altro come una persona incoerente.

Secondo la Dott.ssa Nazare-Aga le azioni tipiche del manipolatore affettivo sono:
-         Colpevolizza gli altri, ricattandoli in nome del legame familiare, dell’amicizia, dell’amore;
-         Critica, svaluta e giudica le qualità, la competenza, la personalità altrui;
-         Utilizza lusinghe per adulare, fa regali o improvvisamente è premuroso;
-       Fa la parte della vittima per essere compatito (esaspera il suo malessere e il carico di lavoro);
-         Deforma e interpreta la verità;
-         Non sopporta le critiche e nega l’evidenza;
-         Mente;
-         E’ egocentrico.
I manipolatori affettivi vengono spesso denominati anche vampiri affettivi in quanto sono personalità che non sanno amare ma solo ‘risucchiare’ forze ed energie al partner.
Ma, chi è la vittima del manipolatore?
Le vittime predilette di questi individui sono infatti persone totalmente incapaci di immaginare che l’altro possa essere ‘distruttivo’, che cercano sempre di trovare delle spiegazioni logiche al suo comportamento e di evitare ogni malinteso. Forse chi non è perverso non può immaginare che possa esistere manipolazione e malevolenza in determinati soggetti.
Di fronte all’attacco perverso le vittime coinvolte affettivamente con i vampiri, si mostrano comprensive e cercano di perdonare. Amore e ammirazione le spingono a pronunciare frasi del tipo Se è così è perché è triste e infelice. Lo aiuterò, lo guarirò!”.
Molte vittime fanno della salvezza dell’altro una vera e propria missione di vita. Ecco che si stabilisce quindi un circuito malsano dove la vittima si nutre della speranza di cambiare l’altro e l’altro sferra senza pietà i suoi attacchi proprio perché nessuno lo contrasta, anzi viene capito e accolto: le vittime si illudono e sperano.
Ci troviamo dunque di fronte a coppie formate da narcisisti perversi rigidi e vittime passive che cercano sempre di capire, di giustificare, mettendo da parte la propria dignità e alimentando la falsa speranza che il carnefice raggiunga prima o poi la consapevolezza delle sue azioni.

Ci si chiede spesso perché le vittime non reagiscano; la risposta non è semplice da dare. Probabilmente sono reduci da esperienze infantili dove non hanno sviluppato una sana capacità di espressione delle loro emozioni e bisogni, dove non si sono potute permettere di ‘ribellarsi’. I vampiri affettivi sono ovunque ma spesso risulta difficile riconoscerli e difendersi: con loro, dunque, risulta difficile stabilire una relazione sana ma sarà più facile instaurare un gioco patologico tra la vittima e il suo carnefice.

Dott.ssa Sabrina Agostinone
Tirocinante presso la Obiettivo Famiglia Onlus