giovedì 29 gennaio 2015

SINGLE, NIENTE PAURA!

 ARRIVA LA “INVISIBLE  BOYFRIEND”



Negli Stati Uniti e in Canada è stata lanciata “Invisible Boyfriend”, una nuova App per smartphone che permette di scambiare messaggi con un fidanzato virtuale.
Dopo aver scaricato l’applicazione è possibile creare il partner ideale scegliendo non solo la foto, il nome, l’età, l’altezza e il colore dei capelli, ma anche il suo profilo psicologico, delineando tratti di personalità, interessi ed  hobby.
Un ulteriore tocco di realtà è dato, nell’apposita didascalia,  dalla descrizione  di tutti i retroscena del rapporto, specificando le varie dinamiche sul come ci si è conosciuti e dove, o scrivendo una storia che giustifichi l’assenza fisica del fidanzato.
Per rendere più credibile ed intensificare la relazione è possibile acquistare altri pacchetti che prevedono nuove funzionalità che vanno dai post su Facebook a conversazioni su Whatsapp. Il servizio funziona grazie ad una società di 200.000 lavoratori che rispondono  ai messaggi. Nessuno di loro ha accesso ai numeri di telefono o ai nomi dei clienti e nessuno intrattiene conversazioni con un solo utente. Nella realtà quindi, il fidanzato invisibile è gestito da diverse persone che rispondono autonomamente ai messaggi.
Lo scopo dell’applicazione, per coloro che l’hanno inventata, è ingannare amici e familiari intrusivi ed insistenti  ed evitare quindi giustificazioni sul perché non si ha una relazione stabile.
Una volta lanciata nella piattaforma però, ognuno può decidere di utilizzarla per molteplici scopi: nascondere una relazione omosessuale che la famiglia disapproverebbe ad esempio, far ingelosire qualcuno, lasciar desistere avances indesiderate o semplicemente “far pratica” senza così perdere l’abitudine ad interfacciarsi nella vita di coppia.
Può esserci, quindi, il rischio che gli utenti si affezionino seriamente alla figura virtuale da loro stessi creata?
Razionalmente chi sceglie di scaricare l’App è consapevole che si tratta di uno scherzo, che è un servizio per il quale  paga e che non può in nessun modo sostituire una relazione amorosa. Allo stesso tempo, però, i messaggi ricevuti, nonostante artefatti, creano una risposta emotiva nell’utente generando sensazioni di piacere e desiderabilità.
Su queste premesse non è difficile immaginare che qualcuno possa sviluppare dei sentimenti per un essere umano virtuale, il quale per di più provvede ad ogni minima esigenza emotiva.
Quella che sembrava una finzione cinematografica potrebbe diventare realtà; ne è un esempio il film “Her” di Spike Jonze, dove il protagonista si innamora della voce di un sistema operativo dotato di intelligenza artificiale.
Il rischio di una App come questa è sicuramente di rendere ancor più sintetiche le relazioni sentimentali, già ampiamente de-umanizzate dai social network. Sembra che da un lato possa rispondere ad un bisogno reale, quello di appartenenza (Maslow, 1954) attraverso il quale un individuo necessita per il suo benessere psico-fisico di sperimentare affetto familiare e intimità sotto ogni suo significato. 


Tuttavia la falsa illusione di soddisfare questo bisogno attraverso il virtuale può portare alla dipendenza affettiva nonché alla difficoltà di mettere alla prova se stessi nella vita reale, cosa che influisce sul livello di autostima mantenendolo costantemente in riserva. Di conseguenza una bassa autostima genera la necessità di cercare nuovamente contatti solo attraverso la protezione di uno schermo del pc o dello smartphone, e si innesca un circolo vizioso.
Ciò detto resta un’unica domanda: visti tutti i rischi illustrati, riusciremo mai a tornare al vecchio metodo vis a vis?

Dott.ssa Manuela Fersini
Dott.ssa Ivana Siena












domenica 25 gennaio 2015

FOMO: la paura di essere tagliati fuori


"Vivere è così sorprendente
 che lascia poco spazio
per qualsiasi altra cosa"
Emily Dickinson



L’uso sempre più pervasivo di Internet e dei Social Network ha portato, tra le altre cose,alla nascita di una forma tutta nuova di ansia sociale: la FOMO ("Fear Of Missing Out"), ovvero la paura di perdersi tutto ciò che accade in rete, di essere tagliati fuori da notizie, eventi o aggiornamenti e restare isolati. È la malattia del nostro secolo ossessionato dalle comunicazioni: il pensiero costante che gli altri stiano facendo qualcosa di più interessante di quello che stiamo facendo noi, e che ci stiamo perdendo qualcosa.

Che cos'è la FOMO?


La FOMO è la paura di non vivere al meglio, come gli altri, ed è legata all’utilizzo eccessivo delle nuove tecnologie on line.
La paura di essere tagliati fuori, di essere dimenticati dagli altri, è sempre esistita;l'avvento dei Social Network l’ha soltanto amplificata. Succede sempre più spesso che gli utenti dei vari Social Network sianologorati dal bisogno ossessivo di controllare ciò che gli altri stanno facendo. Un bisogno che, se non viene soddisfatto, può causare una vera e propria "crisi di astinenza".
Mediamente ogni persona guarda lo smartphone circa 150 volte al giorno, una volta ogni 6 minuti. È in aumento anche il numero di coloro che controllano la posta elettronica e i propri profili social molto presto al mattino, appena svegli. Una vera e propriaansia e irrequietezza di essere connessi e di controllare che può causare problemie disagi non soltantoalla vita sociale e relazionale ma anche a quella lavorativa e scolastica.

Ma siamo proprio sicuri che tutti coloro che caricano le foto sui Social Network si stanno divertendo davvero? Sono proprio loro, secondo alcune ricerche, gli individui con il grado maggiore di FOMO.
Sempre più persone, soprattutto giovani, dichiarano di soffrire di questo disagio, che manifestano utilizzando gli stessi Social che lo creano. Su Twitter, ad esempio, sono molti i giovani che dicono di soffrire di tristezza o depressione se trascorrono una serata a casa. È soprattutto il sabato sera a terrorizzare di più.Tanto che su Twitter, l'account @FOMO cerca di aiutare chi ammette di soffrire del problema, offrendo una consulenza online in 140 caratteri.
Possibili soluzioni
Per sconfiggere la "paura di essere tagliati fuori", è fondamentale imparare a stabilire un equilibrio nell’utilizzo dei social network. La tecnologia non va demonizzata, bisogna soltanto imparare a usarla in modo sano, non stressante.La soluzione non è disconnettersi definitivamente, perdendo in questo modo tutto ciò che di positivo Internet può dare, quanto piuttosto sapersi disconnettere e connettere al momento giusto. Recuperare l'indipendenza. Scegliere di usare la Rete invece che esserne sopraffatti. 
Dott.ssa Rossella Scelza



sabato 24 gennaio 2015

#HASHTAG



Cos’è un hashtag?

Il termine Hashtag è un neologismo dato dall’unione delle parole Hash, che significa cancelletto ( # ), e Tag, che indica un’etichetta o un codice di identificazione.
L’Hashtag permette di evidenziare una parola chiaverendendola facilmente identificabile, rintracciabile e immediatamente disponibile per le ricerche per argomento all’interno del Social.Quando sul Social viene effettuata una ricercadi uno specifico argomento, il motore di ricerca troveràuna serie di contenuti inerenti il tema, tra cui anche quello che noi avevamo precedentemente identificato con l’hashtag.
L’hashtag ha quindi lo scopo di categorizzare un post, un contenuto o una foto per argomenti, e risulta molto utile a scopo informativo, divulgativo e promozionale.

A cosa serve un hashtag?

Oltre a categorizzare un argomento per renderlo rintracciabile, uno degli scopi dell’utilizzo dell’hashtag è quello di ottenere una maggior visibilità.
Contrassegnando i propri contenuti all’interno dei Social ci sono maggiori probabilità che chi ricerca notizie inerenti l’argomento possa trovare i nostri contenuti interessanti, decidendo di premere il tasto “segui” o “mi piace”, dando inizio ad una relazione sia di supporto che di promozione.
L’hashtag è quindi un espediente che richiama visibilità ad un proprio contenuto o ad una propria foto, e il suo utilizzo ha senso quando per mezzo di quel contenuto ci lavoriamo o abbiamo la necessità di promuoverci.
Tuttavia, oggi l’utilizzo di questo espediente comunicativo è molto diffuso e spesso sganciato da meri fini promozionali.

Come siamo arrivati a sentire il bisogno di condividere con i nostri amici virtuali i nostri spostamenti, l’ alimentazione e lo svolgersi della nostra giornata?
Attraverso questi nuovi espedienti comunicativi offerti dai social network abbiamo la possibilità di costruire un'immagine artificiale del nostro essere. Il social è una vetrina che possiamo riempire di contenuti che ci descrivono nel modo che stabiliamo noi, creandoci un'immagine di noi stessi che rispecchia il modo in cui desideriamo apparire agli altri. Questo ci spinge a condividere un tipo di informazioni piuttosto che altre, andando a costruire così una sorta di specchio del nostro mondo interno.



 Dott.ssa Rossella Scelza

venerdì 23 gennaio 2015

TUTTI PAZZI PER I SELFIES




Cos’è un selfie?
Per selfie si intende una foto autoprodotta di se stessi, scattata con uno smartphone e pubblicata online su un Social Network.
A lanciare questa moda sono statele star dello spettacolo, subito seguite da migliaia di fan.
In poco tempo il web è stato invaso di foto scattate nei momenti e nei luoghi più insoliti.Tantissime adolescenti, e non solo, si fotografano davanti alla specchio, magari del bagno; mentre non poche coppie sono solite postare una loro foto accompagnata dall’hashtag #Aftersex.

Cosa si nasconde dietro al selfie?
Cos’è che spinge sempre più persone a scattarsi una foto e a pubblicarla in rete?
Senza dubbio emerge una forte componente narcisistica.I social network diventano un enorme specchio narcisista, una vetrina autoreferenziale per dimostrare agli altri che cosa si è, quanto si vale, comunicare stati d'animo e caratteristiche di sé in modo disimpegnato e senza le difficoltà della comunicazione diretta.
Probabilmente, il desiderio di mostrarsi a più persone possibile ha a che fare con la ricerca di identità.
Si ricerca lo sguardo altrui, e sempre più spesso online.Viene costantemente ricercata una conferma della propria immagine;il pericolo è che si affidi la propria identità ai ritratti di sé che vengono veicolati dai social network, investendo la rete di quelle funzioni di riconoscimento sociale generalmente affidate al confronto con gli altri.
In alcuni casi il desiderio ossessivo di realizzare fotografie di sé stesso per poi pubblicarle online, compensa la mancanza o carenza di autostima.
Spesso infatti dietro ad un selfie non si nasconde affatto sicurezza. Al contrario, la ricerca costante di commenti positivi alla propria immagine rappresenta il bisogno di accettazione e di rassicurazioni sul proprio aspetto e, più in generale, sulla qualità della propria vita.
Tuttavia, nessuno è completamente immune da tale fenomeno che può assumere forme e livelli di gravità differenti.
Il problema nasce quando, senza rendersene conto, si finisce con il perdere il contatto con la realtà della propria dimensione, generando così difficoltà relazionali.

Opportunità e rischi
Non c’è assolutamente niente di male nell’utilizzo dei Social Network e dei suoi espedienti comunicativi, anzi in molti casi sono un ottimo strumento per vincere la timidezza o favorire la conoscenza di persone nuove. L’importante è ricordare che non rappresentano l’unico mezzo di socializzazione. 
Dott.ssa Rossella Scelza

giovedì 22 gennaio 2015

SESSO OCCASIONALE E AMORE: PERCHÉ CI INFATUIAMO DEGLI AMANTI DI UNA NOTTE

Incontrare un uomo, scambiarsi uno sguardo e farsi trascinare dalla passione


Poi, quando ognuno ritorna alla propria vita, qualcosa è cambiato. Questo sconosciuto, di cui fino a ieri ignoravamo l’esistenza, è, infatti, entrato nei nostri pensieri irreversibilmente. Ad aiutarci a capire cosa succede al nostro corpo in questo tumulto di emozioni ci viene incontro la scienza che spiega il desiderio con un cocktail irresistibile. 

La dopamina - Quando cadiamo vittime di un’infatuazione attiviamo la produzione di dopamina. Si tratta di un neurotrasmettitore responsabile dell’euforia, dell’eccitazione e dell’appagamento. In particolare, questa sostanza, sollecita l’ipotalamo che attiva una serie di manifestazioni fisiche alla presenza dell’altro (pupille dilatate, accelerazione del battito cardiaco, sudorazione). Se questi stimoli ricevono risposta, e dunque c’è attrazione reciproca, il cervello crea un percorso neurale dove si associa il piacere alla compagnia di quella particolare persona. Più rapporti sessuali avranno luogo, più questo percorso sarà consolidato.

L’ossitocina - Nel complesso sistema chimico che si mette in moto durante l’innamoramento, un ruolo importante è ricoperto dall’ossitocina. Definito da molti “l’ormone dell’amore”, si tratta di un ormone rilasciato durante i rapporti sessuali che, tra le altre funzioni, stimola l’orgasmo. Il suo funzionamento all’interno del meccanismo dell’amore non è ancora chiaro agli studiosi, ma si sospetta essere legato all’aumento di motilità uterina che permette allo sperma di raggiungere con efficacia la destinazione. Quello che viene coinvolto è, dunque, qualcosa che di scritto nel nostro DNA: il bisogno di riprodursi.

Love addicted - Avrete notato, che queste infatuazioni sono legate a avventure nelle quali si è raggiunto l’orgasmo, anche più volte. Senza questo gol, infatti, il nostro cervello, il sistema limbico precisamente, che è affamato di tutte queste sostanze legate all’appagamento, non prova “interesse” nel proseguire la relazione. Potremmo dire, in altri termini, che la nostra mente è dipendente da queste sostanze ed è proprio l’associarle a un incontro passionale che ci fa sentire come se non potessimo più fare a meno.



Fonte: tgcom24.

lunedì 19 gennaio 2015

WORKSHOP FORMATIVO ESPERENZIALE A FOGGIA



L'ESPERIENZA DEL GENOGRAMMA


Dal 21 al 22 febbraio 2015
il Centro di Psicoterapia Familiare di Foggia
ospiterà nella sede dell'Associazione A.Di.Fa. 
in viale Francia, 34 a Foggia
un workshop formativo sul
“L'esperienza del Genogramma: lo strumento, l’utilità, le modalità”

Questo appuntamento è il primo di una serie di incontri formativi per Psicologi, Psicoterapeuti ed altre figure legate al benessere psicologico che il Centro di Psicoterapia Familiare organizza quest’anno.   


Il GENOGRAMMA è uno strumento grafico di rappresentazione della struttura (almeno) tri-generazionale della famiglia, che ha lo scopo di mantenere traccia delle risultanze dell'indagine psicodiagnostica relazionale e guidarla rispetto alle dinamiche emotive, di funzione e di relazione che caratterizzano la specifica famiglia che si sta trattando in terapia.
Attraverso il Genogramma si scoprono i punti di forza e di debolezza dei membri della famiglia e dell'intero gruppo, conoscendone le ragioni evolutive di questi, conquistando così una buona base condivisa di conoscenza della propria storia per affrontare proficuamente le trasformazioni insite in un buon percorso psicoterapeutico.
Questo strumento può essere usato proficuamente da didatti esperti anche in sessioni formative, dove si utilizza con gli/le allievi/e allo scopo di:
  •       consentire ad ognuno di essi una profonda conoscenza della propria storia evolutivo-relazionale,
  •       di individuare gli schemi inconsci ed automatici di relazione da cui si viene dominati,
  •       apprendere esperienzialmente l'uso dello strumento.
PROGRAMMA:
Teoria e struttura del genogramma, tecnica applicativa, uso degli oggetti e delle foto di famiglia,   applicazione esemplificativa di primo livello con alcuni partecipanti (max 2 su esplicita richiesta).

DESTINATARI:
Psicologi, psicoterapeuti, counselor, assistenti sociali, educatori,  dirigenti di comunità, operatori socio-assistenziali, pedagogisti.

TEMPI E COSTI:
Il costo del week end formativo è di € 150,00 e si svolgerà nei seguenti orari: sabato 21 dalle ore 10.00 alle 19.00 (con pausa pranzo), domenica 22 dalle 10.00 alle 14.00.

CONDUTTORI:
     Dott. Cesario Calcagni (psicologo, psicoterapeuta, Didatta Accademia di Psicoterapia della Famiglia)
Dott.ssa Ivana Siena (psicologa, psicoterapeuta Direttrice del Centro di Psicoterapia Familiare Pescara-Foggia)

Verrà rilasciato attestato di frequenza.

Per questa iniziativa, può prenotarsi, entro e non oltre il 10 febbraio 2015 scrivendo a cdpfpuglia@gmail.com o contattando direttamente la dott.ssa Ivana Siena al numero 391.351.90.17
A seguito della prenotazione verrà comunicato l’Iban per il versamento della quota di iscrizione.
Il workshop è a numero programmato: si accettano, cioè, iscrizioni fino a un massimo di 12 partecipanti, così come, al di sotto di un minimo di 6 persone, esso verrà rinviato di un mese, ad un’altra data. La quota versata, in tal caso, potrà fungere da nuova prenotazione o essere restituita.  




Centro di Psicoterapia Familiare Foggia
Dott.ssa Ivana Siena

P.Iva 02431490693
Via Nicola Passero, 69 
71016 San Severo (FG)

Cell. 391.351.90.17