lunedì 11 aprile 2016

QUANDO LA MENTE TACE ... IL CORPO PARLA

Comunicare a noi stessi il nostro stato d’animo spesso non è affatto semplice. Non solo, a volte non siamo nemmeno consapevoli del nostro disagio affettivo e delle nostre conflittualità psichiche, ma queste in qualche modo si manifestano. Come fanno? Usano il corpo come valvola di sfogo.


Fin dall'antichità si è sempre saputo che i sentimenti e le emozioni hanno una certa  ripercussione sull'organismo.
Lo stesso Ippocrate (460 a.c.), descrisse quattro tipi di “umori”: il flemmatico, difficile interlocutore poiché non mostra mai alcuna emozione e, di conseguenza, non si sa mai cosa pensa. È soggetto a disturbi del metabolismo, ai reumatismi e al diabete.
Poi troviamo il collerico: d’umore litigioso, spesso insoddisfatto di se stesso e degli altri. Ha una certa tendenza ai disturbi cardiaci, alle malattie del fegato e della bile.


Il melanconico, immerso nella sua tristezza è spesso in preda a crisi morali e si lascia andare nella disperazione.
Infine, il sanguigno, esuberante e risoluto, ma allo stesso tempo frivolo, è portato a prendere alla leggera anche la sua salute. 
Oggi non si parla più di “umori” ma di “psicosomatica” ovvero quella branca della medicina che pone in relazione la mente con il corpo, nello specifico il mondo emozionale ed affettivo con il soma (il disturbo). Scopo peculiare di questa scienza è occuparsi di rilevare e capire l'influenza che l'emozione esercita sul corpo e le sue manifestazioni.
F. Alexander (1891-1964), psicoanalista statunitense di origine ungherese, è stato il principale ideatore della medicina psicosomatica. Secondo l’autore ogni stato emotivo ha la propria sindrome fisiologica. In questo modo si possono descrivere particolarità psicologiche dell'asmatico, dell'obeso, dell'ulceroso, del coronare, del colitico, dell'anoressico, del bulimico e di altri ancora.
Seguirà ora un breve elenco dei messaggi che possono nascondersi dietro patologie e parti del corpo.
I Reumatismi: difficoltà di adeguarsi ad una situazione vissuta come problematica. La difficoltà di movimento diventa una limitazione auto-imposta. Paura per il futuro.


Apparato respiratorio: rappresenta le vie di comunicazione (scambio tra l'ambiente interno e l'ambiente esterno). Può segnalare un'assenza di gusto per la vita, perdita di desiderio di continuare a vivere, o anche un senso di colpa devastante.
Asma: rifiuto di prendere contatto con qualcuno (o qualcosa) attraverso il respiro.
Allergie: (sistema immunitario che si difende a vuoto): con l'esperienza allergica sperimentiamo una vera e propria strategia difensiva nei confronti di sostanze esterne vissute come estremamente pericolose e problematiche (le sostanze richiamano alla memoria eventi, atteggiamenti, ricordi carichi di conflittualità). Può essere interpretata come un timore inconscio del soggetto di venire in contatto con sostanze "non conosciute" che potrebbero modificarlo. Spesso gli individui che presentano questo disagio sono abitudinari, tendenzialmente rigidi e poco tolleranti. La rabbia e l'eccitazione sono sentimenti che l'allergico teme particolarmente e che, naturalmente, ritiene pericolosi.
Laringite: è un modo di soffocare la comunicazione quando vi è la necessità di parlare con qualcuno che è vissuto come un’ autorità.
Ipertensione: inibizione nelle reazioni di collera e nei rapporti sessuali. Profondi sensi di colpa e grande ansietà. Difficilmente nel rapporto c'è un reale coinvolgimento e abbandono. Controllo continuo della realtà circostante. Riguarda soprattutto le persone ambiziose e particolarmente competitive.
Apparato digerente: queste sono le patologie psicosomatiche che si verificano più di frequente. Riguardano situazioni che non sono state "digerite", idee, alimenti o condizioni che rifiutiamo, che troviamo ingiuste o che ci mandano in collera. Lo stomaco assorbe tutte le impressioni che vengono dall'esterno, accoglie cioè quello che deve essere "digerito".
Gastrite: collegata alla collera perché non ci sente rispettati o apprezzati per quanto valiamo. Il nervosismo e i disagi emotivi sono spesso responsabili. Rabbia repressa.
Ulcera: collera nei confronti di un evento che si è trovato ingiusto, ma davanti al quale ci si sente impotenti perché non si riesce a cambiare assolutamente nulla.
Cistite: rabbia trattenuta, frustrazione, delusione. Disagio a livello di coppia che si manifesta proprio nei momenti in cui si è sotto pressione (rapporto sessuale particolarmente problematico).
Stipsi: collegata al fatto di trattenersi. Ci si trattiene per paura di disturbare, di non piacere a qualcuno. Riguarda in particolar modo i soggetti che sono chiusi, controllati, molto formali, avari e gelosi di ciò che posseggono. Offrono sempre un'immagine "pulita", caratterizzata da grandi ideali e particolare rettitudine.
Diarrea: si è meticolosi, pignoli e, soprattutto, maniaci per l'ordine. Facilità al pianto, senso di stanchezza, insonnia, palpitazioni e depressione.
Colite: desiderio di trasgredire, timore di prendersi le responsabilità e sentirsi particolarmente "sporchi" quando ci si arrabbia.
Bulimia: collegata a un profondo senso di vuoto ed alla percezione della propria "inutilità". Immagine esteriore nettamente in contrasto con quella interiore. Le persone, con questo particolare disagio, tendono a vivere una vita felice in pubblico e una vita infelice in privato.
Obesità: si possono manifestare conflitti di svalutazione. Spesso il cibo sostituisce il bisogno di altre gratificazioni profonde, soprattutto affettive. Nascondersi, annientarsi, annullarsi, queste sono le fantasie di chi, coprendosi d'adipe, crede di nascondersi e scomparire.
Acne: sul volto, denota un rifiuto della propria personalità. Sul corpo, può tradurre il desiderio di non venire toccati, che ci lascino stare.
Vitiligine: può essere collegata alla vergogna, a un proprio comportamento sessuale.
Orticaria: molto spesso è collegata ad una situazione invivibile e che non si può più sopportare. Forte tendenza ad atteggiamenti passivi nei contatti umani, scarsa tolleranza all'ansia; elevata vulnerabilità nei rapporti sentimentali ed insicurezza nel comportamento.
Eczema: molto spesso è collegata alla paura, all'insicurezza, all'ansia e all'incertezza.
Psoriasi: spessa corazza per isolarsi dal mondo. Vengono colpite, in genere, persone ipersensibili che hanno un gran bisogno dell'amore degli altri. Sono terrorizzate di venire ferite da una o più persone del loro ambiente, oppure si sentono obbligate a soddisfare le aspettative, cosa che provoca inevitabilmente irritazione.
Candida: bisogno costante di purificazione. Bisogno di mostrare la propria pulizia morale, a dispetto del comportamento particolarmente trasgressivo.
Balbuzie: segnala una grande insicurezza (nell'infanzia) nei confronti di una persona che indica l'autorità.
Cefalea: dietro al mal di testa troviamo spesso un individuo con un grande orgoglio e mania di perfezione. La testa rappresenta "l'alto", il corpo esprime il "basso" (pensiero - sentimento). Quindi, chi accetta e vive soltanto ciò che è razionale, ragionevole e logico, perde ben presto il suo "rapporto con la parte bassa". Scarsa capacità di esteriorizzare le emozioni. Collera repressa, aggressività, ansia e disagio nei rapporti interpersonali.
Eiaculazione precoce: profonda paura e ansia incontrollata di sperimentare fino in fondo le emozioni forti a lasciarsi andare all'istinto, caratteristiche di chi vuole mantenere la "mente fredda" e il controllo razionale. Tale sintomo mima anche la "scarica incontrollata" dell'aggressività nei confronti della donna, non agita nel comportamento. 
Disturbi visivi: miopia comportamento di chiusura, gli occhi non vedono più ciò che non piace. Si considera più da vicino tutto ciò che ci circonda. A volte la miopia va a "sfuocare" un mondo affettivo povero o ostile. Presbiopia, trascurare le piccolezze quotidiane. Cateratta, il futuro viene vissuto in modo triste e senza nessuna speranza di miglioramento. Glaucoma:collegato a difficoltà di vedere la vita a seguito di un disagio emotivo di lunga durata.
Vertigini: insicurezza nei confronti di situazioni ignote. In chiave simbolica essa richiama la mancanza di punti di riferimento affettivo che ostacola la persona a strutturare un equilibrio interiore stabile.
Insonnia: insoddisfazione ed attese. L'insoddisfazione riguarda i problemi quotidiani, angoscia di non essere all'altezza. C'è sempre un timore a lasciarsi andare; indica debolezza e vulnerabilità (uomo); diventa sinonimo di sudditanza e prevaricazioni (donna). Nella difficoltà a prendere sonno una "parte di noi" non vuole perdere il controllo perché teme di incontrare le emozioni profonde (che durante il giorno riesce a tenere sotto controllo).
Tiroide: senso di dolore e tristezza profonda.
Enuresi: può essere una richiesta di attenzione, ma a volte segnala la paura nei confronti di uno dei genitori (autoritario o che ha grandi aspettative per il figlio). E' comunque un modo di manifestare inconsciamente il proprio bisogno di spazio.
Articolazioni: Le persone che soffrono di dolori articolari sono quasi sempre molto esigenti nei confronti di se stessi o della propria cerchia. A volte appaiono agli altri come molto flessibili, ma la loro docilità è dettata dalla paura. Sono presenti sentimenti di collera e un senso di rivolta, tenuti entrambi sotto silenzio.
Cervicale: chi soffre ripetutamente di questo particolare dolore tende ad essere dominato da un’attività riflessiva esagerata e da una grande ostinazione. Segnali, questi, che rivelano una scarsa cedevolezza nei confronti delle proprie emozioni, del desiderio di lasciarsi andare, di abbandonarsi. Questi tipi di sofferenza si legano frequentemente a un eccessivo dominio del “mondo” della testa (razionale) sugli istinti.
Cuore: sforzi per riuscire a vivere e ad essere felici. 
Dolore ai fianchi: paura di intraprendere nuovi cammini o immobilità nella propria vita. Può indicare resistenza ai cambiamenti e al movimento.
Dolore al collo: compare nelle persone che vivono uno stato di inflessibilità, rigidità, severità e autodisciplina.
Dolore al gomito: resistenza ad un cambiamento nella propria vita.
Dolore all’osso sacro: si sta trascurando una situazione che deve essere sbloccata e risolta.
Dolore alle braccia: si sta portando un grande carico emozionale.
Dolore alle caviglie: non ci si concede il diritto al piacere.
Dolore alle gengive: è collegato a decisioni che non vuoi prendere o che non tolleri.
Dolore alle mani: incapacità di connettersi con gli altri. Forse, in senso figurato, non si sta tendendo la mano al prossimo.
Dolore alle spalle: indica che si sta facendo carico di un’ emozione, che la sta “portando sulle spalle”. Non si ha il controllo sulle situazioni.
Dolore che causa stanchezza: indica noia, resistenza ed apatia.
Fegato: i suoi problemi sono determinati da inquietudini, da preoccupazioni oppure da un rifiuto ad adattarsi. Si ingerisce più di quanto si possa elaborare. Indica smoderatezza, eccessivi desideri espansionistici e ideali troppo alti.
Intestino: i problemi a questo organo riguardano paure e credenze che ci inducono alla ritenzione o alla non-accettazione.
Reni: (intuizione e ragione), essi rappresentano la socialità, sono organi di contatto. Presenza di conflitti interpersonali.
Il polso: è coinvolto nei rapporti interpersonali (dare la mano), denota l'equilibrio tra rigidità e flessibilità.
Il ginocchio: (condizione di inferiorità) il dolore può esprimere il grande disagio a vivere delle situazioni "umilianti": rifiuto di sottomettersi.
La pelle: Le malattie dermatologiche indicano un disagio nascosto. Come eczema e psoriasi che segnalano una personalità vulnerabile e in crisi. Senza dubbio, comunque, essa rappresenta la nostra protezione nei confronti dell'ambiente esterno.
Dolore muscolare: rappresenta la difficile capacità di muoverci nella vita. Indica quanto si è flessibili con le nostre esperienze nel lavoro, a casa e con noi stessi.
Mal di denti: non piace una determinata situazione in cui ci si trova.
Mal di schiena: parte superiore, mancanza di supporto emozionale, solitudine. Parte centrale (torace), indica senso di colpa, paure inespresse, emozioni represse, odio e rancore. E’ la chiusura del cuore. Il nostro corpo, sotto l’effetto di una umiliazione, tende a “piegarsi” o meglio a “ripiegarsi” su se stessi. Parte bassa della schiena (lombare): preoccupazioni economiche e senso di inadeguatezza e incertezza.
Mal di stomaco: si verifica quando “non hai digerito una situazione”. Lo stomaco è uno degli organi più sensibili e dove si somatizza di più. Molto probabilmente riguarda una situazione in cui si è stati giudicati negativamente o comunque ha a che fare col rapporto emotivo con le altre persone.
Mal di testa: limita il processo decisionale. Le emicranie compaiono quando viene presa una decisione, ma non si agisce.

La vera salute nasce dall’equilibrio tra la rappresentazione che abbiamo di noi come corpo e quella di noi come mente. L'ipotesi che sta alla base della medicina psicosomatica è quella dell'unità funzionale di soma e psiche. La filosofia di questa terapia è, pertanto, quella di fornire informazioni utili a conoscere e colloquiare con il proprio corpo, a rilasciarlo, a scoprire i canali di comunicazione più vicini a noi stessi.
Scopo di questo articolo non è quello di sottovalutare gli accertamenti medici, ma di trovare un canale di comunicazione attivo tra le nostre componenti emotive e le nostre componenti fisiche.  

Dott.ssa Luisana Di Martino
Laureata in Psicologia e tirocinante presso la Obiettivo Famiglia Onlus di Pescara


martedì 5 aprile 2016

"MON ROI" - Una storia come troppe

George è un uomo affascinante, seducente, passionale che sa come amare... Tony è una donna in carriera ma bisognosa d’amore. Coppia vincente e perfetta verrebbe da pensare e invece...


La regista Maiwenn, nel film “Mon roi” (2015) racconta una storia d’amore tra Tony (Emmanuelle Bercot), una donna che non riesce a liberarsi dal rapporto di dipendenza dal proprio compagno George (Vincent Cassel), “Il re degli stronzi” è così che si definisce il protagonista. Quella che sembrava essere una relazione speciale si rivela invece straziante e tormentata.


Il film inizia con l’immagine di Tony, la quale viene ricoverata in un centro di riabilitazione a seguito di un grave incidente sugli sci. Qui la donna ha la possibilità di ripensare e riflettere alla sua estenuante relazione con George, ha il tempo necessario per rispondere ai suoi perché e al come ha amato e ha permesso a se stessa di vivere una passione così soffocante e distruttiva. Tony ha di fronte un difficile processo di guarigione, un duro lavoro fisico, ma probabilmente questo dolore fisico la aiuterà a comprendere e riconoscere il dolore emotivo e finalmente  potrà essere una donna libera. L’associazione tra dolore fisico e dolore emotivo non è solo metaforica.


Quando la nostra mente si rifiuta di riconoscere le proprie emozioni,inconsciamente ci manda dei messaggi attraverso il nostro corpo, il quale è il sensore che comunica direttamente con noi.
Tony negava a se stessa la sua sofferenza emotiva, cercando sempre di giustificare i suoi comportamenti e quelli del suo compagno, ma poi qualcosa accade, quello che apparentemente può sembrare una caduta accidentale altro non è il corpo che parla, invitandola a riflettere. Le emozioni negative protratte nel tempo creano dei blocchi energetici che si somatizzano trasformandosi in disagi e quindi in malattie, proprio quello che è accaduto alla protagonista del film. Ogni parte del nostro corpo ha una sua chiave di lettura. 


Il dolore alle ginocchia, ad esempio, può indicare problemi nelle relazioni con gli altri, inflessibilità, incapacità a piegarsi, senso di orgoglio ferito, ego, testardaggine, paura verso i cambiamenti. Tutto ciò può sembrare quasi assurdo, poco pragmatico, ma se si guarda attentamente il film si può notare come queste caratteristiche si riscontrino nel vissuto della protagonista. La permanenza nel centro, inoltre le permetterà di riscoprire l’importanza e il significato dell’amicizia. Qui Tony ha la possibilità di riscoprire il piacere della libertà di vivere insieme a persone con un ceto sociale diverso dal suo e età diverse e questo le farà comprendere ancora meglio come nella vita non ci sia nessun ostacolo che non possa essere superato.

Ma chi sono veramente George e Tony? 

Lui è una personalità narcisistica, lei una dipendente affettiva, in altre parole la coppia perfetta per un amore malato.
Le persone con una personalità narcisistica sono caratterizzate da un senso di superiorità, esigenza di ammirazione e mancanza di empatia. Esprimono una credenza esagerata nel proprio valore. Spesso monopolizzano le conversazioni, sminuiscono o disprezzano le persone che si percepiscono come inferiori. Possono avere un senso del diritto e quando non ricevono il trattamento speciale a cui si crede di aver diritto,  possono diventare molto impazienti o arrabbiati. Hanno difficoltà a gestire tutto ciò che può essere percepito come una critica. Nel film, infatti, si vede come George alle prime difficoltà si allontana dalla sua compagna, andando a vivere addirittura in un’altra casa, nonostante i due coniugi avessero un figlio, voluto soprattutto da lui. Non solo lui si allontana dalle sue responsabilità paterne, ma addirittura triangola il figlio, nel momento in cui i due decidono di separarsi, minacciando Tony di non darle la possibilità di un affido congiunto.
I narcisisti, dal momento che si vedono superiori agli altri spesso pensano di essere ammirati o invidiati. Credono di essere autorizzati a soddisfare i propri bisogni senza attendere. Il protagonista, di fatto, quando sente l’esigenza di evadere dalle responsabilità coniugali e genitoriali, organizza festini a base di droga e alcool con i propri amici, senza ascoltare minimante i bisogni della sua compagna.   
La dipendente affettiva, dall’altra parte, nonostante provi una grandissima sofferenza non riesce a staccarsi da questo amore. Soffoca ogni desiderio e interesse individuale per occuparsi dell'altro. 


Nel film viene ben interpretato questo atteggiamento, infatti, la protagonista nel momento del suo dramma non riesce a riconoscere i propri bisogni. Lui le chiede i suoi spazi e lei gli lascia la sua libertà nonostante la trascuri per frequentare amici, la sua ex, anche lei dipendente affettiva. Benché il fratello la esorti sempre alla riflessione, mettendo in risalto gli atteggiamenti negativi che il marito ha nei suoi confronti, lei non riesce a guardare oltre il suo cerchio malato. La dipendente affettiva non riesce ad interrompere la relazione, perché “ama troppo”, non riesce a capire  che il vero amore è quello che ti da autonomia e reciprocità.
Nella dinamica amorosa di questo tipo, l’uomo è dapprima idealizzato come perfetto, poi denigrato come imperfetto.
Guardando queste dinamiche come spettatori del film potremmo definire Tony “succube del re degli stronzi”. In verità una dipendente affettiva ha scelto il suo partner proprio per le sue caratteristiche di narcisista autocompiaciuto e di egocentrico insensibile; ciò produce dinamiche conflittuali senza esito, veri e propri giochi senza fine. In alcuni casi, il gioco fa si che ci sia uno scambio di ruoli in un’altalena senza fine, incorrendo in quello che viene chiamato il Triangolo Drammatico (S. Karpman). All’interno di questa dinamica si alternano tre ruoli diversi: il salvatore, il persecutore e la vittima.
Il Salvatore avverte la necessità di aiutare l'altro, perché ritiene che quest’ultimo sia bisognoso del suo aiuto, mentre, invece, è lui che ha bisogno di sentirsi utile perché sono presenti sensi di colpa o insicurezza ed inferiorità. Il salvatore si preoccupa soltanto di sé e l'aiuto offerto agli altri gli serve per sentirsi accettato e amato dagli altri. La Vittima, dal canto suo, esercita una forte attrattiva sia nei confronti del Salvatore, dal quale riceve attenzioni esagerate e talvolta inutili, sentendosi così aiutato a risollevarsi dalla sue frustrazioni, sia nei confronti del Persecutore, il quale, criticandolo e maltrattandolo, lo convince sempre di più della sua inferiorità e delle sue insicurezze. Infine troviamo il persecutore. Egli nutre disperazione e rabbia che lo spingono ad assumere un atteggiamento punitivo e vendicativo nei confronti di tutti.  Da qui la dolorosa alternanza fra momenti di soggezione romantica e altri in cui si avvia una ribellione, mediante accuse (più o meno vere), insofferenza e sfida, infine mediante il distacco.
Spesso queste dinamiche “amorose”, se così possiamo definirle, sono il copione di molte storie di vita comune. La differenza tra il film e la realtà sta nel fatto che durante la visione della pellicola siamo spettatori, ma nella vita siamo attori e questo ruolo, spesso, non fa vedere con gli occhi giusti. Vincent Cassel e Emmanuelle Bercot interpretano molto bene questi due tipi di personalità, i sentimenti di rabbia, onnipotenza, dipendenza... La regista, allo stesso tempo, è riuscita ha scrivere il copione perfetto dell’amore imperfetto.

Dott.ssa Luisana Di Martino

Laureata in Psicologia, tirocinante presso la Obiettivo Famiglia Onlus