«Pochi
uomini in generale hanno fede in
se
stessi, e di questi pochi gli uni ricevono la fiducia in
sorte
come utile cecità o come parziale ottenebramento
del
loro spirito (che cosa scorgerebbero se potessero
vedere
se stessi fino in fondo!); gli altri se la devono prima
di
tutto conquistare; tutto quello che essi fanno di
buono,
di valente, di grande è in primo luogo un argomento
contro
lo scettico che dimora in essi: si tratta di
convincere
o di persuadere costui, e per questo occorre
quasi
del genio».
Friedrich
Nietzsche
Decidere,
soprattutto in momenti importanti della vita, non è semplice.
A
chi non è capitato di tentennare nel prendere una decisione, o di
rimandarla?
Addirittura
ci sono persone che si trascinano decisioni continuando a
procrastinarle per lunghi anni.
Ma
cosa si nasconde dietro l' incapacità di decidere?
Sono
molti gli aspetti da considerare: c’è la paura
di sbagliare, la paura di agire, la paura del fallimento, il temere
il giudizio degli altri.
Così
capita di rimandare decisioni,
nella speranza che le cose si risolvano da sole.
Nel
frattempo, però, tutto questo tempo passato a rimuginare sul da
farsi ha un solo effetto: quello di tenerci paralizzati mentre il
mondo continua a girare. È un’incapacità che può limitare tanto
la nostra vita.
La
paura di sbagliare è forse la più ricorrente tra le tipologie di
timore di fronte al rischio di una decisione: quanto più questa è
cruciale, tanto più l’esitazione si fa pressante fino a diventare
paralizzante.
La
paura di non essere all’altezza di assumersi la responsabilità
di decidere è sicuramente una delle forme più frequenti di timore
di fronte a scelte importanti. Come appare immediatamente chiaro, ciò
ha molto a che fare con l’autostima,
ovvero con quanto ci riteniamo capaci di valutare al meglio le cose e
quanto ci sentiamo in grado di sostenere il peso delle decisioni
assunte e dei loro effetti. Pertanto, in questo caso, la lotta sembra
tutta tra il sé e il sé. I fattori esterni invece, sono un
corollario determinante.
Come
si impara a scegliere, a decidere?
In
primo luogo, facendolo. Compiere scelte
è un’arte che richiede esercizio, come le arti marziali, la
volontà e praticamente tutte le capacità interiori di noi esseri
umani. E la palestra migliore è la vita di tutti i giorni.
I
modelli sociali e familiari protettivi inducono all’evitamento
delle responsabilità personali e alla loro crescente delega: più
una società garantisce agiatezza ai suoi membri, più questi si
adagiano sulla delega delle decisioni. «Le abitudini ci asserviscono
dolcemente», e lo fanno quanto più sono comode: la comodità di
delegare l’onere delle responsabilità ad altri e di rifuggire dal
timore di dover decidere è diventata un costume sociale oltre che
una propensione individuale.
Tuttavia,
purtroppo e per fortuna, anche la più agiata delle esistenze, prima
o poi, obbliga a compiere scelte e ad assumere decisioni: chi non si
dimostra all’altezza va in crisi o soccombe sotto un peso
insostenibile.
Appare
chiaro che se la persona si trova costantemente a combattere contro
le svalutazioni del suo persecutore interno, quando dovrà operare
scelte, i dubbi si faranno più atroci e la lotta interiore ancora
più estenuante.
Hai
mai provato a pensare che forse la tua difficoltà nel prendere
decisioni può legarsi a molteplici situazioni e relazioni impostate
in passato? Che
può essere dovuta ad una tua posizione di "passività"
rispetto a qualcuno (forse i tuoi genitori?)che tu vivi come più
competente, più capace e più "dominante", in confronto al
quale forse non ti senti all'altezza?
Un
sostegno psicoterapeutico può certamente aiutare a svelare e
comprendere queste cause e quindi a trasformarle.
Gli
indecisi devono rendersi consapevoli che decidere è comunque
inevitabile.
Perché
anche il non decidere è di per sé prendere comunque una decisione,
forse la peggiore fra tutte. Gli indecisi dovrebbero imparare a
mettersi in gioco e a sviluppare il coraggio di rischiare, anche
commettendo degli errori. Gli errori spesso si rivelano produttivi in
quanto fonte di esperienza. Come dice il detto “sbagliando si
impara”. Certo, la scelta perfetta non esiste, ma in fin dei conti,
anche se sbagliamo, non casca il mondo!
Dott.ssa Caterina Cappa
Laureta in Psicologia e tirocinante presso la Obiettivo Famiglia Onlus di Pescara