C’è chi parla di ossessione, chi invece la definisce una dipendenza,
sta di fatto che il confine è sottile per coloro che utilizzano il phon come
mezzo per rilassarsi e liberare il cervello da pensieri negativi.
Esistono
infatti molte persone accomunate dalla predilezione per questo apparecchio non
solo per la sua funzione pratica di asciugacapelli, ma per il rumore che
produce, fonte di calma e rilassamento.
Dalle varie testimonianze emerge che sono diversi i motivi per cui una
persona sente l’impulso di accedere il phon. In primis il fattore rilassamento,
che è anche quello più quotato; sembra infatti che tale rumore aiuti a
studiare, facilitando la concentrazione, ma anche a pensare, a riflettere e
dormire. Molti riferiscono di sentirsi addirittura coccolati come in
una sorta di cappa da cui si sentono protetti e isolati dal resto del mondo.
Il phon può
essere tenuto acceso per molto tempo, anche otto ore di fila, soprattutto nelle
ore notturne, perché il fatto di lasciarsi avvolgere dal suono facilita, come
si è accennato, l’addormentamento e il sonno.
Tutto questo
può però portare risvolti negativi nella vita quotidiana; può sopraggiungere la
paura di allontanarsi da casa per molto tempo e possono manifestarsi vere
e proprie crisi molto simili a quelle dell’astinenza. Inoltre il dipendente da
phon non rimarrà mai senza l’oggetto del proprio desiderio, assicurandosi così
che in casa ci sia sempre uno o più phon di riserva per sopperire il rischio di
rimanerne sprovvisto. Come ogni dipendenza quindi richiede un alto
impiego di energie psicofisiche, ma anche economiche.
È chiaro che
non mancano i pericoli materiali legati ad un utilizzo spropositato del
phon: anche se quello di riscaldarsi è il motivo primario per cui viene
utilizzato l’asciugacapelli, sembra che molte volte le persone puntino l’aria
calda sulle mani e sui piedi provocandosi delle ustioni e vescicole, inoltre,
non sono mancati episodi in cui il phon acceso ha provocato gravi rischi di
incendio magari perché utilizzato sotto le lenzuola.
DA COSA È SCATENATO IL MECCANISMO PER CUI NON SI RIESCE A FARE A MENO DI TENERE IL PHON ACCESO?
Diversi studi hanno confermato che il rumore del phon è un rumore bianco
o white noise. È quel tipo di rumore che non dà fastidio anzi
distende gli animi, emettendo dei suoni che deliziano l’orecchio dell’uomo.
Inoltre queste melodie sembrano coprire tutti quei rumori fastidiosi a cui
siamo giornalmente esposti.
In alcuni
casi sono consigliati perché aumentano la concentrazione. La loro continua
ripetizione porta ad una “non informazione della psiche” la
quale automaticamente si allontana da pensieri complessi e va in una sorta
di stallo.
Anche i rumori naturali come il soffio del vento, il rumore delle onde che
si infrangono sugli scogli, lo scroscio della pioggia sono da considerare white
noise, piacciono al cervello tanto da non registrarli come disturbanti
perché il ritmo e la ripetitività portano addirittura a ignorarli.
Secondo la
psicologia dinamica il rumore del phon ricorda i rumori intrauterini che il
feto sente durante la gestazione. Nel caso in cui l’individuo non abbia avuto
la possibilità di rendersi indipendente dalla figura materna, ritornare, anche
solo inconsciamente, nello stato embrionale sembra arrechi un profondo senso di
sicurezza e protezione, “un legame con il proprio legame dipendente”, una
simbiosi con il proprio caregiver.
Come tutte le
dipendenze psicologiche anche questa, seppur non riconosciuta a livello
scientifico, crea seri problemi se non affrontata in tempo, cronicizzandosi, ed
il tempo impiegato in compagnia del proprio phon può aumentare progressivamente
incidendo sulle normali attività quotidiane della persona.
Questa nuova
tendenza rappresenta un modo come altri di sopperire a un qualche
tipo di mancanza. È il cervello che segnala un bisogno della persona, pertanto
concentrarsi sul suo significato può aiutare ad affrontare problematiche
più profonde che si nascondono dietro il suo utilizzo.
Dott.ssa Ivana Siena